C’erano una volta tanti utenti Android che credevano che avere poche app attive sul proprio dispositivo potesse aiutare lo stesso a vivere meglio.
Ragionando per ciò che sappiamo, tenere poche app in esecuzione ci aiuta a tenere la memoria RAM libera – dunque a non rallentare lo smartphone – e a preservare la durata della batteria, perché meno app attive dovrebbe significare automaticamente smartphone o tablet che lavora di meno.
Dovrebbe.
Si, perché non sempre quanto si applica per computer e tablet dotati di sistemi operativi desktop è valido anche per Android; in realtà, grazie alle evoluzioni del sistema operativo, agire in questo modo – e per quegli scopi – è piuttosto sbagliato!
In altre parole stiamo dicendo che chiudere le app Android fa spesso più male che bene al nostro dispositivo, a dispetto di ciò che si potrebbe pensare. E nelle righe in basso, usando come sempre termini e scenari di semplicissima comprensione e senza scendere in tecnicismi, spiegheremo perché!
Perché non bisogna chiudere le app Android?
Immaginiamo di essere a bordo di un’automobile a benzina, nel bel mezzo di un ingorgo cittadino dell’ora di punta – dunque frenando e accelerando di continuo per via del traffico -, e di voler ottimizzare il consumo della benzina stessa (tralasciando in questo caso la questione scarichi e gli ottimi sistemi start&stop dei tempi moderni).
Il primo ragionamento di chi non conosce la dinamica di un motore è quello di spegnerlo, quando fermi, per evitare che circoli benzina e risparmiare. Il che potrebbe avere senso, se non fosse che per riaccenderlo dopo qualche secondo lo scoppio del motore sprecherebbe sicuramente un quantitativo maggiore di carburante.
Prendiamo questo scenario e “trasliamolo” in qualche modo alle app Android.
Quando un’app non è in primo piano, Android è strutturato in modo di mettere l’app stessa in uno stato di pausa, quindi con dispendio minimo di CPU, batteria e memoria stessa; l’app viene quindi “lasciata” in memoria RAM per richiamarla più rapidamente nel momento del bisogno ripristinando i suoi normali consumi.
Nel momento in cui la RAM diventa per qualche motivo satura di app, è lo stesso Android ad occuparsi di chiudere definitivamente l’app meno usata per lasciar posto alla nuova app (o alle nuove app) che l’utente apre. Ciò eviterà un rallentamento del dispositivo – a meno che, ovviamente, non tentiamo di aprire più app di quanto la stessa RAM possa contenerne.
Dunque prima conclusione: i cosiddetti task killer sono inutili perché Android è progettato con in mente un’ottimizzazione intrinseca dell’uso della RAM.
Ora la domanda sorge spontanea: se un’app in pausa ha un dispendio minimo di risorse come CPU e batteria, un’app chiusa non ha un dispendio nullo?
Assolutamente si, ma a questo punto ritorna il discorso del carburante di cui sopra: se noi chiudiamo un’app che usiamo spesso per liberare RAM, diminuire il consumo della batteria o far lavorare meno la CPU, nel momento in cui andremo a riaprirla l’app impiegherà molte più risorse per avviarsi da zero rispetto a quelle impiegate per restare “in pausa”.
Infatti per aprire un’app la CPU deve caricare i suoi dati, spostarli nella memoria RAM, invocare i processi necessari per la corretta apertura ed allocare le risorse che servono. Ciò significa CPU che per qualche secondo lavora molto più del dovuto e quindi più spreco di batteria.
Senza dimenticare che l’app ri-aperta dovrà farsi spazio nella RAM tra le app già presenti, e magari dire alla CPU di chiuderne un’altra per recuperare tale spazio se la RAM si è già saturata di nuovo; insomma, un disastro!
Fatto questo discorso, immaginiamo cosa succede al nostro povero processore nel momento in cui apriamo la lista app attive del nostro dispositivo Android e, con quel ditino giustiziere, le chiudiamo pian pianino una per volta con uno swype (o addirittura tutte insieme), per poi riaprirne molte (ad esempio WhatsApp o Messenger, o la semplice app Chiamate o il pannello impostazioni) soltanto dopo qualche secondo!
Dunque, seconda conclusione: chiudere continuamente le app Android per tenere libera la RAM e risparmiare batteria non soltanto è inutile ma addirittura controproducente.
Diffidiamo quindi dalle app che ci consigliano di farlo e, in caso dovessimo averne bisogno, cerchiamo di applicare altri tipi di accorgimenti per risparmiare batteria o per ottimizzarne la durata.
E se un giorno dovessimo renderci conto che la memoria interna del nostro smartphone è davvero troppo poca, potremmo optare per l’acquisto di un nuovo dispositivo che abbia una quantità ottimale di RAM per i nostri scopi.
L'articolo Perché non bisogna chiudere le app Android appare per la prima volta su ChimeraRevo - Il miglior volto della tecnologia.